
La “pellecchiella” o “crisommola” del Vesuvio, cosa è e come e quando si gusta? Lo…
La “pellecchiella” o “crisommola” del Vesuvio, cosa è e come e quando si gusta? Lo abbiamo trovato a Piano di Sorrento e dobbiamo ringraziare Elio, in effetti la cultura non è solo tecnica o letteratura, ma anche quella dei prodotti del territorio e dell’enogastronomia che in Campania davvero ha molto da dire . Come le “Madelaine” di Prouste, ne la “Recherche” la pellecchiella, o meglio crisommola per noi a Positano in Costiera amalfitana, ci riporta a sapori e saperi antichi e dell’infanzia . Pare che vengano da Trecase, ma è tutta l’area che ne è ricca e Slow Food pure se ne è interessata .Cresciuta e maturata nelle soleggiate terre Vesuviane, è un prodotto d’eccellenza che la Regione Campania oggi può a ragione vantare. In dialetto vengono chiamate “crisommole”, un termine di origine greca o meglio alessandrina. Comunque in questo periodo sono le ideali in spiaggia o con il calore, invece di pasti troppo pesanti e proteici, ma attenzione maturano in fretta ed è meglio farne marmellate.

La Campania , come troviamo sul web, detiene il primato nell’esportazione delle albicocche con circa 50-60 mila tonnellate di prodotto, coltivato proprio nell’area Vesuviana, più precisamente nel Comune di Sant’Anastasia, luogo conosciuto per la presenza del miracoloso e antichissimo Santuario della Madonna dell’Arco, meta ogni anno, nel lunedì in albis, del tradizionale pellegrinaggio dei fujentio battenti.
La maturazione avviene già a partire dalla prima metà di giugno, e le varietà conosciute sono più di quaranta, spesso riconoscibili attraverso nomignoli di derivazione dialettale: Boccuccia liscia, S. Castrese, Palummella, Boccuccia spinosa, Fracasso, Vitillo, Portici, Ceccona. Nelle fonti le albicocche sono citate da Gian Battista Della Porta, scienziato napoletano, nell’opera “SuaeVillaePomarium” del 1583 con il termine di “bericocche o crisomele”. Ancora in un testo del 1845 di autori vari, intitolato “Breve ragguaglio dell’Agricoltura e Pastorizia del Regno di Napoli”, si parla della pianta di albicocca come una delle più diffuse nel territorio napoletano dopo il fico.
L’albicocco è un albero originario dell’Asia centrale, appartiene alla famiglia delle Rosacee. I frutti sono arancio-rossastri o gialli; ha foglie ovali-cuoriformi o allungate, con margini poco denticolati; i fiori sono bianchi con lieve sfumatura color rosa. Le albicocche in genere sono carnose e molto profumate, globose, vellutate all’esterno e contengono un nocciolo ovale, appiattito-convesso, legnoso, racchiudente un seme a mandorla.
MARMELLATALa pellecchiella a differenza delle sue sorelle ha una polpa particolarmente dolciastra, poco amarognola, è un ottimo ingrediente naturale per la preparazione di confetture, nettari, liquori e frutta sciroppata. A Sant’Anastasia inoltre la storica pasticceria Giulia, con sapiente maestria propone crostate, colombe pasquali e migliacci farciti con albicocche pellecchielle.
Famosissima è anche la sagra dell’albicocca, organizzata dall’Associazione IncontrArci, che ogni anno tra giugno e luglio si svolge in questo Comune, dove un tempo i produttori con le loro ceste vendevano le albicocche al miglior offerente, come in una vera e propria asta. Ma questi frutti sono ricchi di potassio e carotene, favoriscono l’abbronzatura e contribuiscono all’apporto di vitamine A, C e Sali minerali per il nostro organismo. Per la particolarità di questi frutti e per i sistemi di coltivazione ancora tradizionali, è stato richiesto per l’Albicocca Vesuviana il riconoscimento comunitario del marchio IGP.
Per concludere suggeriamo una ricetta genuina e semplice nella realizzazione adatta per i bambini e per tutti i golosi nelle giornate al mare: Le Merendine con confettura di albicocche vesuviane e cioccolato bianco.
La merendina non è altro che un soffice Pan di Spagna confezionato in casa, tagliato in piccoli rettangoli, bagnato leggermente con acqua e zucchero, farcito con marmellata di albicocche, chiuso alla maniera di un tramezzino e decorato con cioccolato bianco, sciolto a bagnomaria in un pentolino con poco latte. La bontà è assicurata, inoltre si ha la certezza di avere un prodotto fresco senza coloranti, additivi e aromi sintetici.
Fonte : PositanoNews.it