
Ci sono persone che non si limitano a vivere in un luogo, ma ne diventano parte, lo scolpiscono con la loro presenza, lasciando un’impronta profonda nella memoria collettiva. A Fornillo, una delle baie più genuine e poetiche di Positano, questo ruolo lo ha avuto senza dubbio Aniello Cappiello. Per tutti era semplicemente “Cappiello”, ma i giornali dell’epoca lo chiamavano l’Ercole di Positano: un soprannome conquistato sul campo, fra leggende, forza vera e quell’umanità schietta che oggi pare quasi un mito.
L’uomo, la leggenda
Cappiello non era un personaggio costruito, era un uomo vero. Spontaneo, generoso, forte come pochi, ma con un cuore grande. La moglie Magdalena, che per lui lasciò l’Austria, lo ricorda con emozione: “Aveva la prima licenza da stabilimento balneare a Fornillo. Accoglieva tutti con semplicità, come solo gli uomini veri sanno fare.” Fu davvero un pioniere, in un’epoca in cui il turismo a Positano era appena agli albori e Fornillo era ancora un rifugio di pescatori.
Le storie su di lui si intrecciano con la leggenda: come quella scommessa con l’attore Walter Chiari, o quell’episodio quasi epico in cui sgominò da solo un gruppo di malintenzionati che volevano disturbare la quiete della spiaggia. Era un uomo “ferrigno”, come si dice da queste parti: duro e resistente, ma giusto. Una figura d’altri tempi, di quelle che oggi sembrano scomparse e che invece dovremmo custodire come tesori.
La tradizione continua
La sua eredità non si è fermata con lui. Oggi, a mantenere viva quella Positano autentica ci sono i suoi figli, Gianni e Sandra, ognuno con il proprio stabilimento, ognuno con una parte del cuore di Fornillo.
Gianni, con la sua “Marinella”, affronta ogni stagione come un marinaio esperto, sfidando onde, maree e anche le difficoltà burocratiche. Al suo fianco Isaura, che con pazienza e passione prepara delizie di pesce che ricordano i sapori di casa, quelli veri. “Papà era così,” racconta Gianni, “non si fermava mai. Quando iniziammo qui era tutto diverso. C’erano le barche, i pescatori. Poi arrivarono i primi turisti, ma papà lavorava anche nell’edilizia, con la dinamite… e avevamo pure gli animali. Era tutto rustico, semplice, vero.”
Sandra, invece, custodisce un altro tipo di magia. Il suo stabilimento è anche un piccolo angolo d’arte, impreziosito dalle opere di Martine, un’artista francese arrivata a Positano come un angelo discreto. Una donna dalla sensibilità rara, silenziosa e profonda, di cui purtroppo non si è mai potuta raccontare davvero la storia, ma la cui anima vive fra quelle tele piene di mare, luce e malinconia.
Fornillo, poesia della semplicità
“La Marinella” è abbracciata dallo scoglione che introduce alla baia di Fornillo, quella vera. Qui non ci sono resort di lusso né ombrelloni in fila come soldatini. Qui c’è ancora la bellezza cruda e libera, quella che si respira fra i ciottoli e il sale. E forse proprio per questo, perché non è dominata da un solo grande nome o da logiche industriali, Fornillo riesce a mantenere un equilibrio raro: tra chi lavora e chi viene a godersi la bellezza.
Questa è la Positano che amava anche l’avvocato Paolo Esposito, che da Napoli o dai Colli di Fontanelle non vedeva l’ora di raggiungere Fornillo. E che speriamo di rivedere presto per tuffarci insieme allo scoglio di “Navigo” , come lo chiamavo da bambino quando scendevo per i quasi mille scalini e raggiungere da casa mia questa spiaggia che era la mia felicità, per poi immergermi nel mio mare, qui dove sono nato e cresciuto.Qui, fra una risata, un tuffo e una chiacchierata con i “vecchi” del posto, c’è ancora la verità di un paese che ha conosciuto la povertà, ma non ha mai perso la dignità.
Le radici profonde
Una volta, per arrivare a Fornillo, si percorrevano solo scalinate ripide e isolate. Poi arrivò la strada, Via Positanesi d’America, costruita grazie alle donazioni dei positanesi emigrati a New York, gli stessi che vollero anche il belvedere alla Garitta. “Non c’era ricchezza, ma tanto amore per il proprio paese,” ricorda Gianni. “Fu un gesto d’amore verso le proprie radici.”
E le radici di Fornillo, oggi più che mai, affondano nella storia di persone come Aniello Cappiello. Un uomo che non ha cercato il successo, ma che ha costruito una vita vera, fatta di lavoro, sacrificio e accoglienza. Una vita che meriterebbe non solo un articolo, ma un intero capitolo in un libro su Positano. E forse, un giorno, quel libro lo scriveremo.
Intanto, chi viene a Fornillo, ancora oggi, può sentire qualcosa di lui: nel rumore del mare, nel profumo del pesce cucinato da Isaura, nell’arte silenziosa di Martine, e negli occhi fieri di Gianni e Sandra.
Perché a Positano, chi ha lasciato un segno vero, non muore mai.
Testo a cura della redazione, con il cuore positanese di sempre.
Fonte : PositanoNews.it