Nicola Musiello e Rosa Apicella del Caruso di Ravello si raccontano

2 Dicembre 2025

Realizzare sogni, trasformare la stanchezza in emozione, guardare oltre ogni singolo ospite: Nicola Musiello, Front Desk Manager del Caruso, a Belmond Hotel Amalfi Coast e Rosa Apicella, Guest Services Manager della stessa struttura, raccontano un’ospitalità fatta di cuore e talento. Di Emilia Filocamo
Di Nicola Musiello, Front Desk Manager del Caruso, a Belmond Hotel Amalfi Coast, giovanissimo talento dell’ospitalità che arriva da Ercolano, potrei raccontare molte cose e non per una conoscenza approfondita ma perché è palpabile, netto, chiarissimo: volontà, esperienza, generosità nell’approccio, professionalità, sorriso immancabile e capacità di mantenere la calma anche in situazioni in cui la calma dovrebbe essere l’ultimo ingrediente. Di Rosa Apicella, Guest Services Manager sempre del Caruso, che nell’intervista chiamerò, come d’abitudine Rosy, conosco qualcosa in più: ravellese, dunque geneticamente votata all’ospitalità ma anche motivata ulteriormente ad elogiare, descrivere e raccontare il proprio paese, so che è una giovane mamma, che adora ciò che fa e che lo dimostra con una vivacità spiccata. Questa intervista doppia non è soltanto un ulteriore scandaglio calato nel mondo dell’ospitalità ma è soprattutto un breve ed intenso viaggio nel mondo che fa sperare, quello dei giovani di talento che lottano nonostante le difficoltà e che riescono, perché caparbi e volenterosi. Ha inoltre un significato particolare, visto che è la penultima, almeno per questa stagione, del percorso che mi ha permesso di conoscere il mondo dell’accoglienza e attraverso la voce diretta dei protagonisti.
Nicola Musiello
Front Desk Manager
Nicola, da Ercolano alla Costiera Amalfitana, dopo numerose altre esperienze nel segno dell’ospitalità. Credi che ci sia una sorta di predisposizione quasi genetica, fisiologica a questo tipo di mestiere nella nostra regione, in quest’area che va appunto dal Vesuvio alle coste? Assolutamente sì. Crescendo a Ercolano e lavorando oggi in Costiera Amalfitana, ho imparato che l’ospitalità qui non è solo un lavoro: è un modo di vivere, una vera e propria vocazione che si respira fin dall’infanzia. Per chi nasce in questa terra, tra Vesuvio e Costiera Amalfitana, l’attenzione all’altro e il piacere di farlo sentire speciale sono quasi un tratto genetico. Nelle nostre famiglie, tra chiacchiere in cucina e pranzi condivisi, il senso di accoglienza e di attenzione verso l’altro è così naturale che diventa parte di noi trasformandolo in una professione. La mia storia personale ne è un esempio: provenendo da una famiglia interamente immersa nel settore alberghiero, tra chiacchiere sulle prenotazioni, dettagli di camere e sorrisi agli ospiti, ho avuto il privilegio di respirare questa cultura fin dall’infanzia, e oggi, sento che c’è una sorta di predisposizione naturale, quasi genetica, a sentire l’ospitalità come una vera vocazione. E anche quando la mia carriera mi ha condotto dalla Calabria alle vette di Sestriere e Cortina, quell’eleganza genuina, tipicamente campana, nel far sentire l’altro posto al centro è rimasta il mio tratto distintivo. In ogni luogo ho portato con me quell’istinto innato: rendere felice chi sceglie di affidarsi a te. Arrivare al Caruso, un luogo dove la nostra vocazione all’ospitalità trova la sua massima espressione, ha rappresentato il compimento naturale di questo percorso: la sublimazione di un’eredità che porto con orgoglio. Qui ogni gesto, ogni sorriso, ogni dettaglio è amplificato dalla bellezza del luogo e dall’eleganza di chi lo vive.
Accogliere, realizzare, esaudire, sorprendere, conquistare: tutti questi verbi rientrano nelle tue competenze, oltre a quelle specifiche del settore. Ma quando Nicola Musiello si sente davvero soddisfatto del proprio lavoro? Mi sento veramente soddisfatto quando percepisco che un ospite va via con un’emozione in più rispetto a quella con cui è arrivato. Non parlo solo di un servizio impeccabile, quello è dovuto, ma di quel qualcosa che non si trova scritto in nessun manuale: un gesto di attenzione, un consiglio personalizzato, una sorpresa inaspettata, un momento in cui capisci che hai contribuito a creare un ricordo .La soddisfazione arriva quando vedo che le mie azioni hanno avuto un impatto, quando un ospite si fida, si affida e poi ti ringrazia con sincerità. È allora che capisco che tutto lo sforzo, la precisione, l’energia che richiede questo mestiere trovano il loro senso. Quando vedo quel sorriso che nasce spontaneo, quella luce negli occhi che dice “qui mi sento davvero a casa”, so di aver fatto il mio lavoro al massimo.La vera soddisfazione nasce da un momento molto più intimo: l’istante in cui percepisco che l’ospite ha vissuto qualcosa di realmente unico, un’esperienza che resterà nella sua memoria. È un equilibrio delicato, fatto di attenzione ai dettagli, discrezione e sensibilità. È lì che trovo il senso profondo della mia professione.Il momento più intenso è quando un ospite arriva stanco, dopo ore di viaggio, e percepisce subito che qui tutto è pensato per lui. Vederlo lasciarsi andare, sorprendersi davanti a un dettaglio inatteso o a un gesto che gli semplifica la giornata, è ciò che rende il mio lavoro completo. La soddisfazione non sta solo nel servizio, ma nel trasformare la stanchezza in emozione e la routine in un’esperienza memorabile. È in quegli sguardi e nei piccoli sorrisi che trovo il senso del mio percorso.
Il Caruso costituisce sicuramente un luogo a parte per storia, location, fama, aneddoti, perché inserito in un contesto anche paesaggistico di grande impatto emozionale e visivo. C’è un angolo del Caruso o un momento della giornata in cui ti rendi davvero conto che non vorresti essere altrove?Il Caruso non è un hotel: è un luogo dell’anima, capace di incantare con la sua storia e con una posizione che sembra dialogare direttamente con il cielo e con il mare.Esiste un momento, per me, che racchiude tutta la sua magia: l’alba. Quel gioco di luci sulla Costiera, gli ospiti che si fermano incantati, costituiscono una scena che non stanca mai. Ogni alba è diversa e ogni volta mi dà la stessa sensazione: quella di trovarmi esattamente nel posto giusto. In quei minuti mi rendo conto che il Caruso non è soltanto un luogo di lavoro: è uno scenario di pura bellezza che diventa parte della tua vita.Quando il sole comincia a prendere colore, il silenzio è quasi sacro. In quel momento, dai bordi della piscina o dalla terrazza che si affaccia sul panorama, percepisco una magia che ti ricorda perché hai scelto questo lavoro. È un istante in cui tutto ciò che facciamo – la cura dei dettagli, l’accoglienza, l’attenzione ai desideri degli ospiti – prende senso. Ed è lì che penso: “Non vorrei essere altrove”, il tempo sembra rallentare e mi rendo conto che non potrei immaginare un posto migliore in cui essere.
Sei giovane e, come tale, sei sicuramente la persona più vicina alla sensibilità e alle aspirazioni dei tuoi coetanei. Cosa consiglieresti ad un ragazzo che vuole intraprendere il tuo stesso percorso? Cose da fare e cose da evitare, requisiti fondamentali?Ai giovani che aspirano al mondo dell’hôtellerie dico sempre che questo è un mestiere che richiede cuore, disciplina e autentica eleganza d’animo. L’ospitalità non è solo un lavoro: è un gesto d’amore verso chi incontri ogni giorno
Discrezione, attenzione ai dettagli, sensibilità, umanità: questi sono i requisiti fondamentali. Serve una scintilla interiore che spinga a trasformare ogni servizio in un ricordo indelebile. Ogni esperienza, anche la più semplice, va vissuta come un’opportunità di crescita, senza paura di cominciare dal basso. Essere umili, osservare e imparare da chi ha più esperienza è fondamentale. Non si tratta solo di tecnica o competenza: servono passione, dedizione e curiosità costante. Eviterei la fretta e la superficialità: l’ospitalità di lusso è un’arte che richiede tempo. La dedizione totale, l’empatia autentica, la creatività nei gesti e nelle parole, e la capacità di mettere sempre l’ospite al centro trasformano un lavoro in vocazione e un ospite in un ricordo che dura per sempre. Concluderei dicendo che qui, al Caruso, ogni luce che si riflette sul mare, ogni profumo che arriva dalla cucina, ogni piccolo gesto di cura contribuiscono a creare un’esperienza unica. E quando il sole sorge sulla Costiera Amalfitana e il mondo sembra fermarsi per un istante, capisci che tutto il lavoro, tutta la dedizione e tutta la passione hanno trovato il loro senso. Accogliere un ospite non significa solo offrirgli un servizio impeccabile, ma regalargli un’emozione che resterà per sempre. Ed è in quell’istante, tra cielo e mare, che sai di essere esattamente dove dovresti essere.

Rosa Apicella
Guest Services Manager
Rosy, da ravellese, oltre che ormai da professionista del tuo settore, qual è il tipo di emozione che ti attraversa quando devi raccontare il luogo in cui vivi al mondo intero? È un’emozione unica ogni volta, una sorta di combinazione di tra gratitudine e privilegio allo stesso tempo. Condividere il nostro territorio con il mondo significa invitare gli altri a vivere un’esperienza autentica di eleganza e armonia e, raccontare di Ravello e del Caruso a Belmond Hotel ai nostri Ospiti, per me è impreziosire con dettagli ed aneddoti un luogo che incarna bellezza e storia, che ancora conserva tradizioni preziose e paesaggi che sanno incantare.E’ proprio quando percepisco di essere riuscita a trasferire anche agli Ospiti l’amore che mi lega a Ravello e la passione che metto quotidianamente nel mio lavoro che l’emozione diventa doppia.

Il tuo lavoro è fatto sicuramente di tante soddisfazioni ma anche di momenti di tensione, trafelati, di grande stress: la tua regola d’oro per mantenere la calma e per essere sempre all’altezza delle richieste degli ospiti? La mia regola d’oro è ricordare che ogni richiesta nasce dal desiderio dell’ospite di sentirsi accolto, ascoltato e soprattutto coccolato. Nei momenti di maggiore tensione, mi concedo un respiro profondo (o forse anche più di uno), ristabilisco le priorità e mantengo uno sguardo calmo e presente. Precisione, eleganza e rapidità, qualità fondamentali per il nostro lavoro, aiutano a concludere il cerchio, contando sempre sul lavoro di squadra. Ogni sfida si supera con comunicazione, coordinazione e un sorriso sincero: è questo che ci consente di restare sempre all’altezza delle aspettative dei nostri Ospiti, ed anticiparne i bisogni. Il nostro punto di forza è trasformare ogni difficoltà in un’occasione per dimostrare la qualità del nostro servizio.

Nel corso della tua esperienza al Caruso, c’è stato un episodio con un ospite che ti ha colpita particolarmente? I nostri Ospiti non scelgono il Caruso soltanto come un posto in cui trascorrere la loro vacanza. Sempre più spesso ormai a fare la differenza siamo noi che lo popoliamo, e che a volte non realizziamo quanto di quello che con passione e dedizione svolgiamo quotidianamente, vada ad intrecciarsi con le vite e le storie di chi ci sceglie per la propria pausa dalla frenesia dei ritmi quotidiani. Ero alle mie prime armi al Caruso ed un episodio mi ha lasciata un piccolo ma indelebile segno, uno di quelli che ti insegnano a crescere. Un ospite anziano era arrivato molto provato, con gli occhi tristi e lucidi, quelli di chi ha solo bisogno di un gesto gentile e di qualcuno che lo ascolti. Ero intenta a fornire le informazioni necessarie e ricordo di essermi dedicata con naturale delicatezza e genuinità, diventando custode dei suoi racconti di vita nel corso dell’intero soggiorno, ascoltando quanto in quel momento desiderava condividere del suo vissuto e di quanto avrebbe voluto poter condividere quel viaggio che purtroppo si ritrovava invece a vivere da solo. Ognuno ha la sua storia, unica ed irripetibile E’ stato uno dei preziosi momenti di connessione che il mio lavoro mi ha regalato e che ha fatto cambiare il mio modo di accogliere, dove mi sono promessa di guardare oltre in ogni singolo Ospite, di ascoltare ciò che dice e soprattutto ciò che non dice.
A fine stagione, quando ormai si è pronti a cambiare ritmo per la lunga pausa invernale, la prima emozione che ti assale? Malinconia, voglia di riposare? A fine stagione avverto una sensazione che mi piace definire “malinconia dolce”, quella che nasce quando si chiude un capitolo intenso. Subito dopo, però, arriva un’emozione ancora più forte: la voglia di tornare ai miei ritmi di mamma, di dedicare più tempo a mio figlio, di recuperare quei momenti semplici che durante la stagione lavorativa scorrono sempre troppo in fretta. È come ritrovare un equilibrio che il cuore aspettava e prendersi una pausa per rigenerarsi, in attesa di scrivere un nuovo emozionante capitolo.
L’intervista doppia a Nicola e Rosy termina qui e, come dicevo all’inizio, siamo alla penultima tappa del viaggio, almeno per il momento. So di “rientrare” adesso con un bagaglio pesantissimo: i souvenir sono storie, sono provenienze, speranze, sacrifici, distanze dagli affetti, sogni realizzati, gioia, sorrisi, ospiti che tornano. E’ tempo dunque di ringraziare. Grazie Nicola, grazie Rosy. Grazie a tutti voi che avete scelto di accompagnarmi in questo viaggio dalla meta sorprendente.

Fonte : PositanoNews.it

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