Da Adolfo a Laurito: la Costiera il rifugio di Michele Santoro tra VIP, memoria e cultura per la Pace

27 Agosto 2025

«È una follia destinare il 2% del bilancio per gli armamenti». Con queste parole Michele Santoro, giornalista e volto storico della televisione italiana, ha tornato di recente a far sentire la sua voce, echeggiando il messaggio di Papa Francesco in difesa della pace e contro la corsa agli armamenti. La Pace è qui in un luogo che per lui non è solo una dimora estiva, ma un rifugio dell’anima: la Costiera Amalfitana.  Oggi era a Laurito,  ristorante Da Adolfo, località che è rimasta ancora integra in una realtà turistica che si trasforma sempre di più puntando al lusso e al dio denaro.  Guai ad fare foto o fargli interviste, Sergio e famiglia ci tengono alla  tranquillità dei propri ospiti, e anche noi quando veniamo qui pensiamo solo a stare bene, qualcuno lo ha riconosciuto , quattro chiacchiere, un bicchiere di vino e poi è continuato il relax, qui il tempo si ferma.

Santoro, oggi è qui di casa, si trova uno spazio sospeso tra il cielo e il blu profondo del Golfo ad  Amalfi, dove ogni sguardo è occasione di riflessione. «Il mare visto da qui è bellissimo, con tutte le barche illuminate sotto di me, ma può diventare minaccioso, fa paura. È una sintesi della vita. Io non saprei apprezzare la bellezza se non ricordandomi del dolore», ha detto in una intervista ad Avvenire .

In questo angolo fuori dal tempo, Santoro non è l’unico a trovare rifugio: attori, artisti, intellettuali e anche membri della famiglia reale inglese – come il figlio della regina Camilla – frequentano  Da Adolfo , attratti da un’atmosfera che mescola la semplicità alla magia. Ma Santoro è di casa. Qui non è solo il giornalista impegnato, il conduttore di Samarcanda e Annozero, ma anche il ragazzo di Salerno che correva da un negozio all’altro nelle estati della dolce vita anni Sessanta.

«Sono nato a Salerno, ma ho sempre avuto la Costiera nel sangue», racconta. «Mia madre era di Scala. Dopo la sua morte mio padre si è risposato con una donna di Positano. La mia infanzia è legata profondamente a questi luoghi: lavoravo nei negozi di famiglia, facevo consegne, spedivo pacchi, correvo tutto il giorno». E mentre racconta, Santoro ci porta in un affresco di quei tempi: le maglie artigianali della “nonnastra”, cliente abituale Eduardo De Filippo, che amava i maglioni a barca blu col bordino bianco. «Eduardo era generoso, anche se la gente lo temeva un po’. Aveva un cane molosso e girava per Nerano, spesso si diceva che pagasse anche con assegni che nessuno incassava, ma io so che aiutava i più poveri, soprattutto i ragazzi finiti nei riformatori». macchinista delle ferrovie, era un patriarca comunista atipico, orgoglioso della sua appartenenza operaia, contrario alla passione politica precoce dei figli, ma deciso a garantire loro un futuro di studio. «Ci ha mandato tutti e cinque all’università con il solo suo stipendio».

E se oggi Santoro si lascia andare alle memorie, non lo fa con nostalgia ma con consapevolezza. «Amalfi, Positano, Scala, sono un unico grande paese per me – ha detto in più interviste – . Ho camminato lungo il Sentiero degli Dei, sopra Agerola, e ancora mi sorprende. È la bellezza che ti cura».

E in questo rifugio sospeso tra cielo e mare, il rumore della politica, dei conflitti e delle guerre sembra affievolirsi. Ma non scompare. Santoro continua a interrogarsi, a interrogare la realtà. «Quando sei qui, tutto sembra meno urgente. Ma il dolore del mondo lo senti, è nell’aria. Solo che qui ti poni domande più profonde, ti riguardano. È da qui che può nascere una cultura per la Pace».

Nella foto in barca quando andava a Conca dei Marini

Fonte : PositanoNews.it

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