Cucinapoli: una storia di passione, generosità e cuore firmata Fondazione Isaia-Pepillo. Il racconto di Massimiliano Isaia dopo la serata del 1° dicembre al Grand Hotel Parker’s di Napoli. Di Emilia Filocamo

5 Dicembre 2025

Potrei iniziare questa intervista nel modo più semplice e forse anche più atteso: descrivere Cucinapoli, evento di successo ideato dalla Fondazione Isaia che unisce gastronomia, solidarietà, speranza e sapienza sartoriale e artigianale, raccontare nei dettagli numeri, nomi, orari, scaletta e programma della seconda edizione della kermesse che ha avuto luogo lo scorso 1 dicembre presso il Grand Hotel Parker’s di Napoli. Potrei, sulla base delle informazioni raccolte, raccontare, come è giusto, una serata di chef stellati, testimonial e professionisti eccezionali, di sostenitori appassionati e voglia di fare del bene, di come si sono alternati discorsi e portate stellate, piatti, ingredienti, vini, sapori e progetti, discorsi, ringraziamenti. Invece no, non voglio procedere in questo modo, e me ne prendo tutto il rischio. Ho avuto il privilegio e la fortuna di assistere a Cucinapoli dal vivo, di entrare nella “ pancia” di un evento che non è il solito evento di facciata, il proclama del facciamo del bene perché siamo imprenditori, perché siamo più fortunati. Ho preso parte a Cucinapoli Summer Dream il 20 luglio scorso quando al Caruso, a Belmond Hotel Amalfi Coast, ha avuto luogo una sorta di “ costola” estiva della kermesse napoletana grazie alla sinergia tra i rappresentanti della Fondazione Isaia -Pepillo, nell’ordine il Presidente Gianluca Isaia, il Direttore Generale Tommaso D’Alterio, il creatore dell’evento Massimiliano Isaia, una sorta di gancio tra sartoria e gastronomia, Giovanna Virgilio, anima instancabile di Food Atelier, e Iolanda Mansi, General Manager del Caruso, a Belmond Hotel, del suo Executive Chef Armando Aristarco. Pertanto, non mi sarà difficile entrare nel vivo di Cucinapoli perché ho avuto modo di sperimentare emozioni, volontà, commozione, fatica, tensione sfociata in sorrisi, generosità. Non ho preso parte all’evento tenutosi al Grand Hotel Parker’s ma conosco la dedizione dei vertici della Fondazione, conosco il loro impegno dal giorno in cui viene fissata la data e per tutto il percorso che catapulta in quella data. Ho assistito alle parate degli chef stellati, al modo in cui vengono esposte e fotografate con orgoglio le divise cucite dalle sarte del carcere di Santa Maria Capua Vetere, ho assistito alla carrellata di piatti stellati che vanno ben oltre l’assaggio che stupisce, oltre la combinazione di ingredienti inattesi che genera plauso. Darò ovviamente qualche riferimento relativo alla serata che ha visto la partecipazione di ben otto chef stellati: Domenico Candela, Executive Chef del George Restaurant situato nel Grand Parker’s Hotel, due stelle, Michelina Fischetti, Chef del ristorante Oasis Sapori Antichi di Vallesaccarda, una stella Michelin e una stella verde, Salvatore Avallone, chef e patron di Cetaria a Baronissi, Paolo Barrale, chef di Aria Restaurant, una stella Michelin, Marco Caputi, che del Ristorante Veritas a Napoli, Maicol Izzo, chef di Piazzetta Milù, il più giovane chef a ricevere una stella Michelin, Domenico Marotta, chef è proprietario di Marotta Ristorante, una stella Michelin a Squille, in provincia di Caserta e Rodolfo Molettieri, panificatore artigiano dell’Antica Forneria Molettieri. Con la solita sutura di più province della regione, imponente anche la presenza delle aziende vinicole: Villa Matilde Avallone, I Cacciagalli, giovane azienda vinicola dell’alto casertano ,Luigi Maffini, prestigiosa azienda cilentana,Villa Raiano, fondata a San Michele di Serino dalla famiglia Basso, Feudi di San Gregorio, blasonata azienda irpina, con il supporto di AIS Napoli. A moderare la serata il giornalista, scrittore e docente universitario Michelangelo Iossa e Emma di Lorenzo, giornalista e organizzatrice di eventi. Tra i sostenitori dell’evento del 1° dicembre scorso, oltre al Caruso, a Belmond Hotel Amalfi Coast, l’ dicmebre, oltre al Caruso, l’Acetificio Andrea Milano, , la pasticceria Calise e Net Congress. Ad animare la serata, la cantante e pianista jazz Emilia Zamuner. Di grande valore i relatori: Roberto Sanseverino, fondatore dell’ente di formazione EITD e Presidente della Fondazione Città Nuova, Donatella Rotundo, direttrice del penitenziario di Santa Maria Capua Vetere, Silvana Musella Guida, docente di storia dell’arte presso vari atenei, Sonia Scognamiglio, storica delle istituzioni e ricercatrice, Pasquale Calemme, Presidente della Fondazione di Comunità San Gennaro. Tra gli ospiti intervenuti, Gerolamo Etro, erede di una nota famiglia del settore moda, Luciano Melchionna, drammaturco, attore, regista, e sceneggiatore e Andrea Miranda, fondatore e Presidente del brand Kocca e Presidente del Cis di Nola.
Massimiliano, quanto bene fanno le serate come quella del primo dicembre? Direi che sono fondamentali e che non vanno sintetizzate solo come eventi di raccolta fondi. Si crea un clima molto particolare in cui chef, persone che partecipano ed organizzatori, si trovano coinvolti in uno scambio di emozioni che diventa linfa vitale per i progetti futuri. Quello che mi arriva ogni qualvolta facciamo qualcosa del genere, è un grande senso di responsabilità, mi sento investito dalla consapevolezza di dover poi portare a termine quanto prefissato e questo fornisce energia, entusiasmo. Come sai, i progetti sono in parte fatti di economia e in grande parte di cuore, di chi contribuisce con generosità. Ecco perché ringrazio sempre tutti per l’adesione, anche e soprattutto chi è dietro le quinte, come le sarte del penitenziario di Santa Maria Capua Vetere e chi realizza le creazioni. E’ emozione pura avere un’idea e vederla poi realizzata grazie al contributo di tante persone.
L’aspetto sociale è il vero motore di Cucinapoli. Nel corso del tempo quanto e come è evoluta l’attenzione e il desiderio di prendervi parte? Questo è il secondo anno di Cucinapoli ma l’attenzione al sociale è un punto fermo per la Fondazione Isaia che si diversifica con tanti altri progetti. Cucinapoli è paragonabile ad un racconto in cui spieghiamo e presentiamo i progetti, le finalità e poi dimostriamo con i fatti i risultati, l’evoluzione. Alcune persone partecipano più volte e si rendono conto che questa narrazione non è mai fine a sé stessa ma che mantiene fede alle promesse. Ad esempio, durante l’edizione estiva di Cucinapoli al Caruso, avevamo anticipato il progetto del quinto quarto per il riciclo degli scarti di sartoria. Il primo dicembre le pochette donate a chi ha partecipato all’evento sono state proprio la realizzazione di quel progetto perché prodotte con i residui della lavorazione realizzata nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Il progetto adesso punta alla creazione di uno spazio ad hoc che fungerà da laboratorio e che avrà come diretta conseguenza una inaugurazione e la creazione di una linea propria. Tutto ciò nell’ottica di favorire anche l’integrazione sociale, passo dopo passo, dei detenuti. L’obiettivo è quello di farli arrivare in azienda e nella società reintegrati e competenti, con una professionalità, e questo modello virtuoso potrà essere ovviamente replicato anche in altri ambiti.
Il momento più emozionante della serata tenutasi al Grand Hotel Parker’s? Il momento più importante è sicuramente quando ringrazio tutti gli chef che hanno contribuito con passione, talento e professionalità alla buona riuscita dell’evento. E poi, nel caso specifico del primo dicembre scorso, è stato per me un momento particolarmente toccante quando ho abbracciato una delle ragazze assunte a seguito del percorso di formazione e avvicinamento al mondo del lavoro lavoro, oltre che di recupero. La ragazza ha firmato il contratto proprio durante Cucinapoli: collaboriamo da tempo ma in quel momento ci siamo guardati negli occhi e per stemperare l’emozione, ci siamo abbandonati ad un abbraccio pieno di gioia e di gratitudine
Alta gastronomia, alta sartori, eccellenze campane che spaziano dai vini ai dolci: siamo una regione ricca sotto ogni punto di vista. Cosa auguri agli imprenditori campani e, in generale, a Napoli? Penso che troppo spesso pensiamo di essere peggio di ciò che realmente siamo. La Campania è la seconda regione, dietro la Lombardia, per numero di ristoranti a cui sono andate le stelle Michelin. Siamo tenaci, capaci di esprimere una progettualità di tutto rispetto nel comparto turistico ma, purtroppo, siamo anche molto autocritici. Questo non è un difetto perché ci spinge a migliorare, a non adagiarci sugli allori e a non accontentarci. Il mio augurio è di avere sempre più narrazioni di gioia e non di dolore della nostra amata regione.
Prossimi progetti della Fondazione Isaia? I progetti IEFP resteranno una costante ma abbiamo anche tante novità in arrivo come un laboratorio di sartoria teatrale in collaborazione con Cinecittà, il coinvolgimento dei ragazzi provenienti dal servizio civile e poi continueremo con sinergie che coinvolgono le altre fondazioni, da quella San Gennaro ad Alta Gamma, fino al mondo universitario per procedere nel segno della continuità.
Massimiliano, che sapore ha la generosità? Sicuramente dolce ma, se devo essere più specifico, ti direi che riconduco la generosità al pane e a tutti i prodotti lievitati, dunque anche i dolci, in cui l’alchimia degli elementi contribuisce a trasformare e far crescere l’impasto. Sono le ultime battute di un’intervista da cui non potevo aspettarmi che questo: semplicità, sincerità, tanto cuore. Ho davanti agli occhi il finale della serata del 1° dicembre scorso: i tavoli che si svuotano, la musica che scema in uno smorzando pacato, gli ultimi applausi, la cucina che spegne gli elementi poco alla volta, i piatti ormai vuoti. Massimiliano Isaia ripiega i fogli del suo discorso, tanti fogli perché pieni di nomi, in una tasca dell’abito scuro. Ha gli occhi ancora lucidi e, stemperata la comprensibile tensione di chi tiene tanto, troppo a qualcosa, si scioglie in un sorriso più disteso, tranquillo. Ha elencato tutti con un appello gentile, ringraziato più volte. Io ringrazio te Massimiliano, per il modo in cui sai e sapete fare del bene: senza urlarlo, con cuore, con onestà. Come va fatto. In un mondo che, troppo spesso, dimentica la direzione giusta.

Fonte : PositanoNews.it

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